Cicatrici e fisioterapia

*Il trattamento delle cicatrici in fisioterapia (intervista Irma
Bencivenga)*

1. Cosa sono le cicatrici e quante tipologie esistono?

Per cicatrice s’intende un processo di guarigione che interessa la cute e
il sottocute, dopo una lesione quali: abrasioni, tagli, ustioni o dopo
interventi chirurgici, ed è formato prima da piastrine e collagene, che
stimolano la secrezione di altre sostanze e proteine, nonché dai
fibroblasti che costituiscono l’impalcatura dove poi si accollano gli altri
elementi, quindi sotto il termine cicatrice si accomunano vari processi e
fasi che portano al riempimento dello spazio creatosi dopo ferita o taglio
fino al completamento che avviene con la maturazione del tessuto entro i 2
anni dalla ferita.

Esistono vari tipi di cicatrizzazione:

1) Cheloide: si forma quando si sviluppa un iper stimolazione e il
tessuto di riempimento deborda dalla cicatrice.

In alcuni individui l’iperproliferazione dei fibroblasti,
accompagnata da un’eccessiva produzione di matrice extracellulare, dà luogo
alla formazione di queste cicatrici anomale, dall’aspetto lucente, roseo, a
volte dure al tatto e anche molto rilevate, che prudono e dolgono
spontaneamente.

2) Ipertrofica: le cicatrici di questo tipo normalmente si formano a
seguito di un processo di guarigione meccanicamente stressato. Si formano
più comunemente nelle ferite legate alle articolazioni. Si manifesta come
un’alterazione rossa, dura e rilevata che normalmente non oltrepassa i
limiti della cicatrice iniziale. Compare dopo circa 1-2 mesi dalla
guarigione completa ed è associata a dolore e prurito di diversa intensità.

3) Atrofica: le cicatrici atrofiche si osservano in soggetti anemici,
astenici e in altre condizioni patologiche (acne, varicella ecc.) e
presentano un tessuto cicatriziale insufficiente che, in certi casi, può
causare la riapertura di ferite apparentemente rimarginate, sono
leggermente avvallate a causa di una mancanza di collagene. In questi casi,
il tessuto cicatriziale copre la ferita ma non viene prodotto tessuto a
sufficienza a riempire completamente l’area danneggiata.

4) Retraente: è caratterizzata da una retrazione cutanea con riduzione
della superficie ed ha come sede tipica le aree articolari sottoposte a
flessione o estensione. Essa provoca un deficit funzionale soprattutto
quando interessa regioni come il collo, l’arto superiore, la mano e l’arto
inferiore.

Inoltre esistono anche cicatrici distrofiche, pigmentate, eritematose ecc…

2. Quali problemi posso causare le cicatrici?

Svariati se non molteplici problemi, che non sono legati all’esteticità
dell tessuto di riempimento, a noi interessa quello che avviene sotto al
manto cutaneo, ossia tra il derma e gli strati più profondi.

Si ha un infiammazione nelle 2° fase della cicatrizzazione che crea
collagene, acido ialuronico, che insieme alla fibrina che resta tra i piani
tessutali rende la struttura presente tra i vari strati non più liquida, ma
viscosa. A causa dell’aumento della viscosità tessutale, si verifica una
densificazione del tessuto connettivo lasso, piuttosto che una fibrosi.

Questo incremento della viscosità è dovuta alla presenza di frammenti di
acido ialuronico (Hyaluronic Acid, HA) più grandi e a un intreccio delle
molecole dello stesso, crea così delle aderenze. A noi interessano
queste ultime, perché è un tessuto non elastico che si forma tra 2
strutture che normalmente sono separate, ma che presentano un loro
scivolamento, mentre le aderenze accollano e accorporano più elementi tra
di loro.

Quindi i problemi che possono causare sono: sul piano psico/emozionale in
primis perché le cicatrici testimoniano un vissuto del trauma e del post, a
livello endocrino per l’ aumento della secrezione di alcuni ormoni, a
livello meccanico in quanto genera quando ci sono aderenze e una
ipomobilità dei distretti vicini, e anche sul piano posturale.

3. Che legame c’è tra cicatrici e squilibri posturali?

Nel tegumento abbiamo una quantita’ spropositata di recettori: corpuscoli
del pacini, barocettori, corpuscoli del ruffini, terminazioni libere,
corpuscoli di merkel, che inviano, nel caso di una cicatrice patologica o
di un cheloide, informazioni continue sull’anomalo stato di tensione o
dolore proveniente da quella zona, causando alterazioni del sistema tonico
posturale. Sono dei bottoncini o delle finestre lasciate aperte nel nostro
corpo per informare i centri superiori e quindi adattarsi in base alle
informazioni ricevute da questi ‘starter’ detti propriocettori,
esterocettori, viscerocettori, nocicettori, ecc..

Una “brutta” cicatrice che ha formato delle aderenze con il tessuto
sottostante si manifesta come una spina irritativa per il sistema nervoso
centrale (SNC). Infatti i meccanocettori presenti lungo l’epidermide
trasmettono un continuum segnale di sofferenza al SNC il quale attuerà i
meccanismi compensativi insiti nel suo codice genetico: sfuggire dal dolore!
Si instaurano così le posture scorrette, di compenso per evitare di sentire
dolore, anche in risposta ad un continuo stato di tensione dal distretto
interessato.

4. Quali tipi di squilibri posturali possono provocare le cicatrici?

Squilibri quali atteggiamenti scorretti, che variano da individuo a
individuo anche se presente la stessa situazione, perché la postura è
determinata da svariati fattori, quali abitudini di vita, elasticità,
alimentazione, attività fisica, lavoro e tanto altro, ma in primis dalla
componente psico-emotiva.

La postura è strettamente legata alla vita emotiva fino ad essere
l’espressione stessa per il mondo esterno, non solo attraverso la mimica
facciale e gestuale, ma anche attraverso la disposizione corporea nel suo
insieme. P.M.GAGEY

Il paziente può avere sintomi come tachicardia, sindrome vagale,
ipertensione, cefalee, legate alla/e aderenza/e.

5. In che modo le cicatrici vengono trattate dal fisioterapista?

L’intervento può iniziare poco dopo una lesione o intervento chirurgico.

Gli scopi del trattamento dovrebbero essere il controllo dell’ edema del
gonfiore la prevenzione di possibili aderenze mentre si guida delicatamente
la ferita verso il pieno recupero.

QUANDO INIZIARE IL TRATTAMENTO

Nella prima fase ossia la fase dell’infiammazione. 2-6 giorni.

TRATTAMENTO

Si avvale di varie tecniche e attrezzi come:

Manipolazione tessutale con vari carichi e varie direzioni.

Taping: in decompressione seguendo varie traiettorie a secondo delle
esigenze specifiche.

Guasha: in parallelo e trasversale se è una cicatrice giovane o vecchia.

Cupping: 🔻statico 🔻dinamico🔻statico/dinamico a seconda della zona e
delle aderenze.

Tecar: per i neuropeptidi regolatori e azioni drenanti, da usare con
cautela su determinate cicatrici.

❓Neuralterapia

❓Auricoloterapia

❓Cerotti al silicone/cortisone

❓Cerotti comprensivi

❓LASER

❓Ultrasuoni

ecc…ecc..ecc

Che ruolo ha la Fisioterapia?

L’obiettivo del trattamento fisioterapico è allentare i ponti di fibre
collageniche che si sono sviluppati nella cicatrice e le aderenze tra
questa e tessuti circostanti. Per migliorare lo scorrimento tessutale e
quindi le alterazioni da esso derivate.

TRATTAMENTO: EFFETTI POSITIVI

📌 il miglioramento della qualità della cute

📌 la riduzione della sensibilità

📌aumento dell’idratazione cutanea

📌 miglioramento della qualità cicatriziale

📌migliore accettazione della lesione da parte del paziente

📌accelerazione del rilascio e dell’assorbimento di strutture nascoste 📌una
migliore risoluzione del gonfiore

Quindi il fisioterapia e il fisioterapista hanno l’obbligo di trattarle e
possono fare molto per migliorare la cicatrizzazione o rendere le aderenze
meno aggressive.

6. C’è qualche tipologia di cicatrice che non può essere trattata con
il trattamento manipolativo?

Certo che si, le ustioni per esempio, in questo caso non usare delle
tecniche che stressano il tessuto, o carichi tangenziali, o alcuni attrezzi.

Come le cicatrici da mastectomia, usare solo alcune tecniche e fare
attenzione se il paziente fa o ha fatto chemioterapia.

Cheloidi usare manovre in direzione eccentrica e cerotti compressivi.

Cicatrici infiammate o infette sono da non toccare.

In effetti per ogni caso c’è un protocollo di trattamento e delle linee
guida da seguire.

7. Quali sono le tecniche fisioterapiche più diffuse?

La manipolazione fasciale, tecniche di scollamento, la mobilizzazione
tessutale, stanno crescendo tecniche con ausili del tipo cupping, guasha.

Personalmente preferisco avere un ventaglio ampio di tecniche per
approcciare ad un aderenza nel miglior modo possibile.

Ma l’importante per noi è non arrivare a trattare il distretto quando gia
ci sono aderenze, ma agire prima che queste si formino, per cui vorrei
sensibilizzare pazienti e chirurghi con questo articolo.